martedì 29 ottobre 2013

LUCA STEFANELLI E IL PD

Ci sarà chi avrà fatto spallucce all'annuncio che Luca Stefanelli abbandona il Pd, e chi ne sarà stato addirittura felice. Mi dicono -ma certo sono malignità- che qualcuno abbia perfino stappato una bottiglia per festeggiare l'abbandono.

Del resto, non faccio fatica a immaginare che in un Pd c...
he invece di fare attività politica, si concentra su bizantinismi e burocratismi di vario genere, come la validità dei moduli su cui Luca aveva raccolto le firme di candidatura a sindaco (moduli, peraltro, scaricati dal sito del Pd nazionale), ci possa essere più d'uno che abbia tirato un sospiro di sollievo all'idea che non ci sia più tra le scatole un soggetto che era un giorno sì e l'altro pure sulla stampa, che surclassava il segretario nei sondaggi e che aveva deciso da mesi di candidarsi a sindaco.

Diciamo subito che a me Luca Stefanelli è simpatico come persona, ma che quasi mai le sue idee mi andavano a genio.

Ho trovato fuori luogo quell'invito a prendere un caffè in piazza al segretario Marchegiani, fuori luogo la sua corsa per vincere il sondaggio online, e fuori luogo il fatto che si sia prestato ad "invecchiare" in una iniziativa sponsorizzata da un centro medico, come se la politica si riducesse a una televendita.

Se avesse corso alle primarie del centrosinistra come candidato sindaco, non lo avrei votato. Però Luca ha coraggio, ama confrontarsi con i cittadini, e al chiuso delle segreterie preferisce la piazza. Non è poco, se pensiamo all'immobilismo del Pd di Fano, a parte una manciata di iniziative di qualche bravo e attivo segretario di circolo.

Simpatico o no, condivisibile in tutto o in parte la sua linea politica, rimane il fatto che l'uscita dal Pd di Luca Stefanelli è di una gravità assoluta.
Luca era un pezzo del Partito democratico, e i consensi che raccoglieva, pochi o tanti che fossero, erano parte dell'elettorato del Pd.
Forse c'è chi si autoconsola pensando che il partito Democratico goda di largo e consolidato consenso fra gli elettori fanesi.

Si aprano gli occhi: non è così, e le uniche energie nuove le hanno portate il piccolo gruppo di persone entrate nell'assemblea comunale con Gianluca Ruscitti. Dei voti di Stefanelli avremmo avuto bisogno come l'ossigeno.

Non solo, ma a Fano il vero e unico "renziano" è proprio lui. Gli altri, quelli che si autonominano "renziani", non sono neanche l'ombra tiepida della "renzi-philosophy" . È Luca, invece, che più di altri ha saputo avvalersi di tecniche efficaci di comunicazione politica, è lui che ha capito che per vincere occorreva guardare all'elettorato moderato del centrodestra, è lui l'unico che è riuscito a far politica fuori dalle sedi del partito.

Luca ha creduto che il Pd incarnasse un grande progetto riformista e innovativo di centrosinistra che potesse cambiare l'Italia e le nostre città. Poteva non piacere come Luca interpretasse questo progetto -a me ad esempio, non piaceva- ma se siamo Democratici allora dobbiamo essere consapevoli che il Pd nasce proprio come pluralità di voci, non riducibili a una semplificazione superficiale che faccia comodo alla classe dirigente del momento.

Nel 1921, Lenin scrisse un famoso articolo sulla Pravda che inneggiava all'epurazione interna. È evidente che anche dentro il Pd, oggi qualcuno mantiene la medesima logica: l'ortodossia va difesa sempre e comunque. Peccato che invece dei sacri valori del socialismo, qui si difendano poltrone, poltroncine e seggioloni.

Ma il Pd è un'altra cosa. Non è la fotocopia dei Ds, come qualche nostalgico si ostina a pensare, ma non è neanche il luogo delle correnti della vecchia Dc, come crede qualche improbabile "renziano" di casa nostra che corre alla Leopalda ad applaudire alle primarie e al partito aperto, mentre nella sede di via Puccini a Fano si trincera dietro la burocrazia delle regole pur di non far votare i nuovi iscritti 2013, come accaduto per l'elezione del segretario comunale del Pd fanese.

Il Partito Democratico non è il partito delle minoranze dure e pure, ma è un grande luogo di incontro di più culture riformiste che accettano la sfida dello stare insieme. Non è forza vocata all'opposizione, ma partito che nasce con una precisa vocazione maggioritaria e di governo.

Il Pd è questo, non altro. Non è una invenzione mia o di chissà chi. Lo recita a chiare lettere l'articolo 6 dello Statuto nazionale:"Il Partito Democratico riconosce e rispetta il pluralismo delle opzioni culturali e delle posizioni politiche al suo interno come parte essenziale della sua vita democratica (...)".

E allora chi pensa che le idee e le azioni di Luca Stefanelli non stiano dentro il Pd, dovrebbe semplicemente impararsi a memoria lo Statuto del partito, farsi un po' di psicoterapia per rendersi conto che il muro di Berlino è caduto e che non milita più nel Pci o nella Dc, e infine dovrebbe chiedersi se ha scelto il partito giusto, lui e non Luca, perché il Pd era anche Luca Stefanelli e le pretese di chi avrebbe voluto cacciarlo, così come le azioni di chi ha fatto di tutto perché se ne andasse, sono responsabilità politiche ben precise di cui, prima o poi, qualcuno -forse gli elettori- chiederà ragione.
 
Giovanni Belfiori

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